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Sessione 10 - “La persecuzione di gruppi impotenti”. Sul welfare controintuitivo/ “The Persecution of Powerless Groups.” On Counterintuitive Welfare

Coordinatori/coordinatrici di sessione: Massimo Campedelli (UP Umanapersone), Giorgio Marcello (Università della Calabria), Ciro Tarantino (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa)

Descrizione 

L’idea di sessione prende spunto da una espressione impiegata da Hannah Arendt nel primo capitolo di Le origini del totalitarismo. Applicata alle politiche di welfare, ovvero nei casi concreti che verranno approfonditi durante la sessione, richiama il contrasto, a volte particolarmente stridente – da qui la qualifica di controintuitivo –, che esse via via manifestano rispetto alla narrazione, rappresentazione e finalizzazione stabilita nelle costituzioni sociali post-belliche e nell’implementazione, tutt’altro che lineare, che tali politiche hanno avuto nel corso dei successivi decenni.
Intendiamo designare eventi e processi relativamente nuovi di mero ostacolo all’inclusione, quanto di stigmatizzazione, marginalizzazione, esclusione, oppressione, accomunati da:
    • l’essere prodotti, in forma diretta o meno, da specifici assetti e pratiche di welfare; 
    • distribuiti lungo l’intera scala che va dal polo degli effetti involontari a quello dei comportamenti intenzionali; 
    • attuati per via legislativa, amministrativa- programmatoria e/o comportamentale da parte degli attori coinvolti; 
    • il cui scopo è quello di negare il riconoscimento dei diritti sociali, ovvero di essere discriminatori, vessatori, se non esplicitamente persecutori;
    • il cui esito è quello di catalizzare e generare consenso politico in contesti di crisi democratica.
A partire dalle condizioni paradigmatiche dei migranti, dei profughi e di quelle, storicamente più sedimentate, riguardanti le comunità Rom e Sinti, a puro titolo indicativo, ci si riferisce alle trasformazioni in atto riguardanti: le politiche per la disabilità; il disagio psichico; le condizioni detentive di diversa natura; le discriminazioni verso LGTBQ+ e in particolare i loro figli; i casi concreti in cui tali condizioni si manifestano in contesti di divario divario civico/di cittadinanza (es. aree interne); il composito mondo degli attori del welfare (professionals, informali, di Terzo settore, utenti/coproduttori, ecc.) coinvolto, in modo più o meno attivo, in soluzioni persecutorie-discriminanti. 
L’obiettivo è quello di offrire analisi empiriche utili a tracciare una fenomenologia di quello che chiamiamo “welfare controintuitivo”, per comprendere, con riferimento principale ai sistemi democratici, se siamo in presenza di un welfare che transita dalla difficoltà/incapacità di ridurre/risolvere le diseguaglianze a un welfare che, con una funzione strumentale rispetto alle derive politico-istituzionali in corso, determina intenzionalmente diseguaglianze, esclusioni, discriminazioni. 


Description

This session proposal draws inspiration from an expression used by Hannah Arendt in the first chapter of The Origins of Totalitarianism. Applied to welfare policies—specifically in the concrete cases that will be explored during the session—it evokes the contrast, at times particularly stark (hence the term counterintuitive), between these policies and the narrative, representation, and aims laid out in the post-war social constitutions, as well as the often non-linear implementation of such policies in the decades that followed.
We aim to highlight relatively recent events and processes that not only hinder inclusion but also involve stigmatization, marginalization, exclusion, and oppression. These processes share the following characteristics:
    • They are produced—directly or indirectly—by specific welfare arrangements and practices;
    • They span the full range from unintentional effects to deliberate actions;
    • They are enacted through legislative, administrative-programmatic, and/or behavioural means by the actors involved;
    • Their purpose is to deny the recognition of social rights, or to be discriminatory, oppressive, if not explicitly persecutory;
    • Their political function is to generate and consolidate political consensus in contexts of democratic crisis.
Starting from paradigmatic cases such as those involving migrants and refugees—as well as historically entrenched cases like the Romani and Sinti communities—the session will address current transformations in, for example: disability policy; mental health; various forms of detention; discrimination against LGBTQ+ individuals, particularly their children; and specific cases where such conditions emerge in contexts marked by civic/citizenship divides (e.g., inner and peripheral areas). We will also consider the diverse range of welfare actors (professionals, informal carers, third sector entities, users/co-producers, etc.) who are, to varying degrees, actively involved in discriminatory or persecutory solutions.
The aim is to offer empirical analyses useful for mapping a phenomenology of what we term counterintuitive welfare, in order to understand—particularly within democratic systems—whether we are witnessing a transition from a welfare state that struggles or fails to reduce inequality, to one that, serving broader political-institutional shifts, deliberately produces inequality, exclusion, and discrimination.

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