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Sessione 29 - Politiche per la parità di genere

Coordinatrici di sessione: Maddalena Cannito (Scuola Normale Superiore di Pisa), Manuela Naldini (Università di Torino e Collegio Carlo Alberto), Barbara Poggio (Università di Trento)


Abstract: 
Dalla metà degli anni ’90, la Commissione europea ha posto crescente attenzione sull’esigenza di superare le diseguaglianze di genere a tutti i livelli. Da un lato, insistendo sull’importanza dell’adozione di un approccio di gender mainstreaming nelle politiche. Dall’altra, attraverso la promozione di azioni e piani – quali lo Strategic Engagement sulla Gender Equality per il triennio 2016-2019 e, poi, per il successivo quinquennio 2020-2025 – ha indicato il principio della parità di genere come un impegno strategico, indicando obiettivi specifici e misurabili da raggiungere entro il 2026.
L’Italia è uno dei Paesi appartenenti all’Unione europea con il livello di diseguaglianza di genere più elevato se guardiamo al mondo del lavoro, alla famiglia, alla conciliazione, ma anche a settori strategici come quelli della ricerca e dell’università. Le politiche possono contrastare le disparità di genere innanzitutto attraverso il sostegno all’occupazione, promuovendo un più alto livello di occupazione (che in Italia è ancora molto basso, di poco al di sopra del 50%), ma anche attraverso misure che riducano la segregazione orizzontale e verticale e che incidano sulla qualità del lavoro. Le politiche sociali possono ridurre il gender gap non solo tramite il sostegno all’occupazione femminile e l’aumento dell’offerta di servizi, misure senza dubbio cruciali, ma anche attraverso politiche che favoriscano il riequilibrio di genere nel lavoro di cura e la conciliazione famiglia-lavoro, attraverso congedi e politiche di incentivo dell’utilizzo delle stesse da parte dei padri e della componente maschile.
Insieme alle politiche sociali risultano cruciali le misure “anti-discriminatorie”, implementate a vari livelli in enti sia pubblici che privati, che promuovano la parità salariale, riducano la segregazione educativa e occupazionale, l’accesso alle carriere e a ruoli strategici delle donne. Tra queste rientrano anche le cosiddette “azioni positive”, i Bilanci di Genere, i Gender Equality Plans, le certificazioni di parità, oltre ad interventi volti a combattere la violenza di genere, anche attraverso azioni educative.
Per contrastare le molteplici dimensioni della disparità tra uomini e donne e della discriminazione verso le donne sono, dunque, necessari interventi sistematici e su fronti molteplici. Il PNRR ha individuato il genere come uno dei tre assi trasversali strategici e al tempo stesso lanciato la Strategia nazionale per la parità di genere, ma le sfide per ridurre i divari di genere restano aperte.

 

Accepted paper:

 

Contributed paper:



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